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Dai bisogni informativi alla SEO Keyword Strategy

Si parla sempre di keyword, ma si tratta solo della punta dell'iceberg di una strategia semantica SEO. Alla base ci sono gli utenti e i loro bisogni informativi: le keyword sono la loro traduzioni in entità sintetiche. Infatti il bisogno informativo indica l'intento di ricerca dell'utente, il motivo per cui le persone conducono una ricerca specifica sul web.

Sebbene il bisogno informativo sia il cardine di qualsiasi obiettivo di comunicazione, la consapevolezza di dover andare alla fonte delle necessità degli utenti scaturisce a seguito di due fondamentali aggiornamenti algoritmici del 2013 e 2014: Hummingbird e Rankbrain con i quali Google riesce a comprendere meglio l'entità di ricerca degli utenti e fornire risposte più precise anche grazie a sistemi di machine learning, per determinare i risultati più pertinenti.

Perché analizziamo i bisogni informativi?

  • Per creare nuovi contenuti che soddisfino tali bisogni
  • scoprire nuove keyword rilevanti da indicizzare
  • rafforzare il posizionamento delle parole chiave già indicizzate
  • aumentare il trust del sito web su un argomento

    I bisogni informativi possono essere espliciti o latenti e questo complica la fase di analisi e comprensione dei bisogni informativi.

    Per intercettarli e comprenderli a fondo adottiamo un'analisi che contempla il sito, il suo business, i suoi obiettivi, gli utenti e i competitor. Ciò comprende anche l'analisi della SERP e l'utilizzo di tool e software dedicati.

1.    Google Search Console

Grazie alla GSC abbiamo accesso ai dati di prima parte, relativi alle ricerche organiche per le quali il sito internet compare in SERP. Partendo da questi dati abbiamo modo di ottimizzare i contenuti,  per rispondere sempre meglio ai bisogni degli utenti. Il limite è dato dal fatto che i bisogni per nulla coperti non sono rintracciabili in questo modo.

2.    Analisi della SERP

Lo studio di ciascun elemento della Search Engine Results Page (annunci a pagamento e risultati organici) è importante per comprende le ricerche degli utenti. Consideriamo con particolare attenzione gli autocompletamenti e il People Also Ask. Tramite queste operazioni, al contrario della GSC, abbiamo modo di identificare spunti per contenuti ancora non mappati nel sito.

3.    Monitoring del Trend

I trend di ricerca e la loro analisi ci aiutano a conoscere la frequenza e le stagionalità delle ricerche sul web di una determinata keyword o long-tail keyoword.

4.    Analytics

Utilizzando Google Analytics o un altro strumento di Digital Analytics possiamo individuare i contenuti con basso traffico e/o con elevato bounce, che necessitano di ottimizzazioni, sintomo che il contenuto non risponde completamente ai bisogni degli utenti.

5.    Recordings e Heatmap

Lo studio delle heatmap e recording ci consente di comprendere la user experience delle pagine del sito e il comportamento dell'utente. Navigazioni non fluide possono nascondere problemi legati a contenuti da ottimizzare

6.    Chatbot e Search bar interna

Analizziamo strumenti punti di accesso come il chatbot e la search bar interna per ricavare informazioni dirette sui bisogni degli utenti: sono infatti loro ad esprimerli direttamente. Partiamo quindi dai log dei chatbot e gli analytics delle ricerche interne, per valutare quali query possono generare ottimizzazioni semantiche.

Solo una volta che i bisogni informativi sono stati mappati e compresi, passiamo a strutturare una keyword strategy efficace utile a mappare il sito in base al funnel di conversione.

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